Amazzonia: gioia e semplicità tra le sponde di un fiume

10 Settembre 2010

Stamani la sveglia suona alle sei e mezzo, accompagnata dagli urli delle scimmie e dal frastuono dei pappagalli giganti e degli armadilli che popolano il giardino dell’hotel.

Una ricca colazione in albergo ed alle otto e mezzo tutti sul “barco” in direzione Pompeya! Il primo tratto di navigazione del Rio Napo lascia tutti a bocca aperta, merito dei suoi 300 metri di larghezza massima e dell’imponente vegetazione amazzonica che fa da cornice al nostro viaggio. La nostra fedele “lancia”, capitanata dall’esperto Fernando, solca leggera le acque del fiume, effettuando dei piccoli bordi per evitare le zone di secca.

Solamente un’ora e mezzo di navigazione ed approdiamo alla comunità indigena di Pompeya, sede della Cassa de ahorro y credito “Alejandro Lavaka” (vescovo della città di Coca, ucciso a colpi di lancia dagli indigeni Huaorani).

Una schiera di madri con i loro bambini ci accolgono all’arrivo: sono le donne che per prime hanno creduto nel progetto della “Cassa”, e che lo hanno portato avanti nonostante la diffidenza degli uomini della comunità. A raccontarci la storia del progetto è Olimpia, l’attuale “gerente” della struttura, la quale ci rilascia una vera e propria intervista in lingua Kichwa: il racconto narra la storia di prestiti ed investimenti di piccolissimo importo (forse la prima reale esperienza di microcredito fino ad ora incontrata…), alcuni dei quali, purtroppo, con esito negativo. Oltre all’erogazione del credito, la cassa permette di raccogliere ed anticipare i “bonus de desarrollo humano”, ovvero le quote che il governo eroga a sostegno delle donne-madri sotto una certa soglia di povertà, evitando che le stesse si rechino a Coca per riceverle.

Una breve visita alla comunità e risaliamo veloci lungo il fiume Napo in direzione Pañacocha, dove facciamo sosta per il pranzo: l’impatto visivo ed olfattivo è forte, ma l’entusiasmo, misto alla fame, fanno passare tutto in secondo piano! Un piatto caldo di carne e fagioli ci aspetta, accompagnato da riso in quantità e limonata fresca… un toccasana contro gli “imprevisti” intestinali! Accompagnati dal sottofondo musicale della “bachata de amore”, si riprende il viaggio verso la comunità indigena di Samona Yuturi, ove, con grande stupore, veniamo accolti con un saluto di benvenuto in lingua italiana. A parlarci, infatti, è un giovane ecuadoriano che dopo tre anni vissuti in Italia come operaio, è approdato alla comunità seguendo la propria amata.

Anche a Samona Yuturi è presente una Cassa de ahorro y credito, situata all’interno di un edificio donato dalla compagnia petrolifera che sta effettuando estrazioni nella zona circostante. La struttura appare ben organizzata al proprio interno e, con nostro stupore, dotata addirittura di aria condizionata! Come a Pompeya, inoltre, la cassa fornisce, in aggiunta ai servizi di credito e risparmio, il cosidetto “pago del bono de desarrollo humano” per la comunità stessa e per quelle limitrofe.

La visita si conclude con un interessante match calcistico Italia-Ecaudor…altrettanto interessante il risultato: 1 a 6! Prestazione stile mondiali 2010…degno di nota, comunque, il gol della bandiera.

La giornata termina con un romantico falò su un isolotto in mezzo al fiume, ed un pernottamento a Pañacocha, infagottati nelle zanzariere (per chi ce l’ha). Poche righe non bastano certo a descrivere ciò che il cuore prova di fronte a certe realtà…di sicuro l’esperienza gioiosa che vi abbiamo raccontato non è stata priva di momenti di profonda riflessione. Forse è proprio vero il detto: “si stava meglio quando si stava peggio…”.

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